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L'archivio degli spot politici italiani

Pubblicato il 05 . 02 . 2013

Un progetto di ricerca umanistica, riconosciuto come Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale recentemente giunto a conclusione ha guadagnato grande attenzione da parte dei giornali, l’Archivio degli spot politici. Quelli in rete, in modo particolare, capaci di mostrare al meglio l’oggetto della ricerca, la creazione di un archivio degli spot politici, mostrando parte del materiale raccolto. Un’attenzione sicuramente meritata da parte di un’iniziativa intelligente e necessaria che riunisce dei materiali, certamente utili per rendere conto della storia politica nazionale. Attenzione non usuale nei riguardi di questo genere di iniziative e dunque tanto più lusinghiera nei riguardi del portale realizzato. Se l’importanza dell’iniziativa è dunque accettata in maniera pacifica, alcuni aspetti della realizzazione mi sembrano utili spunti di riflessione. Qualche appunto in disordine.

Il linguaggio

Anche se oramai l’HMTL 5 è una realtà affermata, il linguaggio capace di rispondere al meglio al ruolo di trasmissione delle informazioni complesse riunite oramai nei siti internet (e la loro compatibilità con le macchine che li consultano), il sito internet del progetto adotta (quasi sempre) Flash per la riproduzione dei video (niente accessibilità, quindi); [… frase sopppressa per test].

A proposito di linguaggio, la sezione link dopo un frammento di codice (strong>) dimenticato all’inizio del secondo paragrafo, presenta l’ultima voce interamente in inglese, senza usare gli elementi necessari per etichettare correttamente la lingua (per correggere, serve un accorgimento minimo, analogo a quello da adottare per il Bollettino d’Arte, discusso qui).

L’archivio dei video

Il reperimento del materiale è stato, comprensibilmente, una parte importante, certamente complessa e laboriosa, della ricerca, come segnala la pagina del sito che riassume brevemente il progetto.

Ad una prima fase della ricerca dedicata alla raccolta e il recupero degli spot presso archivi, fondazioni e partiti è seguita la classificazione e l’analisi dei materiali raccolti.

Più sorprendente, però, è il fatto che tutti i video mostrati sul sito non sono dei dati custoditi insieme al resto del portale, ma serviti da Internet Archive. In molti conoscono questo archivio benemerito, che mette a disposizione per via informatica materiale del mondo predigitale e che conserva ed archivia la rete tramite la sua utilissima Wayback Machine. È forse questo aspetto di garante della continuità dell’informaizone che ha spinto a scegliere Internet Archive come depositario del materiale.
Sul piano tecnico, inoltre, fare riposare la responsabilità del materiale video interamente sulle spalle di un soggetto terzo permette di garantire minori oneri e spese per l’Archivio degli spot politici italiani.

Al tempo stesso non sembra possibile ignorare le obiezioni relative a questa scelta. Sul piano tecnico, ad esempio, i risparmi che si garantisce che l’Archivio, corrispondono ad un esborso maggiore per Internet Archive, un’istituzione che ha ugualmente necessità di fondi per il suo funzionamento e che proprio in questi giorni ha lanciato un appello per raccogliere 150.000 dollari statunitensi.
In secondo luogo, se gli spot sono, come affermato sul sito “un importante documento non solo della politica e della comunicazione, ma anche della società e della cultura del nostro Paese”, appare importante che il Paese si faccia carico della conservazione di questo documento, non demandando il compito ad istituzioni site all’estero. Tanto più che l’importanza e la nomea dell’Internet Archive non offrono reali garanzie sulla conservazione dei dati: se un domani i suoi server non funzionassero più, l’Archivio degli spot politici si presenterebbe come una scatola vuota, priva di contenitore, e solo a condizione di avere delle copie di salvaguardia dei video potrebbe tornare a mostrare gli spot in breve tempo.

Un nome incerto

Stupiscono alcune incertezze relative al nome del sito.
In alto a sinistra, un’immagine identifica il sito come “Archivio degli Spot Politici”. Il sito tuttavia è archivispotpolitici.it, preferendo il plurale (ed archiviospotpolitici.it risulta non registrato); il plurale è ugualmente adottato per il titolo dell’immagine ed il suo contenuto alternativo (correttamente utilizzato). Il plurale è anche preferito per l’intestazione del titolo, che recita

Archivi Spot Politici - Raccolta e Analisi Video Spot Slogan Partiti Politici Campagna Elettorale

Curiosamente nessuna delle due versioni del nome prende in considerazione la limitazione nazionale dell’archivio.

Libera fruizione

Tutti i materiali audiovisivi contenuti nel sito www.archivispotpolitici.it – tranne i casi espressamente richiesti dagli archivi ed indicati -, così come i testi, sono stati volutamente lasciati di libera fruizione, con l’unica richiesta di citare la fonte in caso di utilizzo.

La nota sulla pagina che presenta il progetto sembra, più che autorizzare la consultazione del sito a titolo non oneroso, segnalare la possibilità di reutilizzare i contenuti del sito. Si presume quindi che gli aventi diritto abbiano ceduto le autorizzazioni necessarie all’Archivio (operazione che avrà reso ancora più gravoso il lavoro di costituzione della banca dati). Quali garanzie può tuttavia offrire l’Archivio relativamente all’uso dei video che egli non custodisce? La fonte dei video è l’Archivio degli spot politici (che ha reperito il materiale e lo ha messo in linea) o Internet Archive che lo custodisce e dal quale attinge l’Archivio degli spot politici?

Risultati

Come è ovvio, benché comporti un grande lavoro, l’Archivio degli spot politici non è che un insieme di dati grezzi, una miniera di riflessioni sulla società e sulla politica italiane, ma solo in potenza. Come segnalato sul sito, degli interventi sono previsti (oramai realizzati, credo):

I risultati della ricerca sulla Popolarizzazione della politica ed i principali contributi prodotti dalle unità delle quattro Università sono pubblicati sulla rivista Comunicazione Politica n.3, 2012, a. XII, edita da Il Mulino.

Scelta sorprendente quella di dividere le riflessioni dal materiale che le ha consentite, di relegare le conclusioni in una rivista cartacea edita da privati mentre lo strumento che le ha rese possibili è in linea, ed è stato finanziato dai contributi pubblici.
Benché si tratti di un’abitudine consolidata, questa iniqua maniera di dividere costi e benefici tra pubblico è privato è oramai sempre più contestata, sempre meno accettata ed accettabile. L’integrazione degli articoli nel sito sarebbe assolutamente auspicabile.

Scoprire i contenuti

Un data base contiene (auspicabilmente) tutti i dati. Il problema è scoprirli, e più che trovare quello che si cerca (cosa che l’informatica rende facile), trovare quello che non si cerca, che non si conosce (cosa che l’informatica rende ugualmente facile, a patto di predisporre gli strumenti adatti).

Elemento a caso

La possibilità di esaminare un elemento a caso di una collezione è uno strumento utile per scoprire la ricchezza di una collezione, delle risorse sconosciute, per uscire dagli schemi già tracciati. La prima pagina dell’Archivio degli spot politici presenta un elemento a caso.

Percorsi

La costruzione di percorsi tematici è una scelta intelligente per guidare alla scoperta di un insieme di elementi. L’archivio degli spot politici offre dodici percorsi, immagino (e spero) realizzati grazie all’attribuzione di parole chiave. È un peccato, però, che non sia offerta a ciascuno la possibilitàdi realizzare i propri percorsi tramite delle parole chiave visibili per l’utente.
Altra mancanza spiacevole è la possibilità di percorrere cronologicamente i video, uno dopo l’altro, tramite una semplice coppia di tasti (quella che ho tanto usato nel sito del Metropolitan Museum, percorrendone i dipartimenti) che permetta di passare da un video al successivo (od al precedente) nella banca dati.