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Visualizzare i dati, con fogli di carta

Pubblicato il 05 . 12 . 2012

La carta è uno strumento vecchio, ma non obsoleto. La frase è di David Bosman, che chiudeva così il resoconto di un intervento per aiutare un amico autore ad uscire da un momento di stallo (qui).

Imprime tout le truc et étale-le sur une table ou par terre. Même si ça veut dire imprimer cent pages ou plus, tant pis. Une fois imprimé, tu vois ton texte, tu vois chaque page individuellement et toutes les pages à la fois en même temps. Tu les as sous les yeux, tu les domines. Tu peux passer de l’une à l’autre d’un simple coup d’oeil. Tu peux comparer entre elles des pages qui sont très éloignées les unes des autres (quelque chose de presque impossible à faire confortablement sur un écran). Tu peux les annoter, les raturer. Tu peux les réorganiser. C’est ton champ de bataille que tu survoles, comme un général regarde une carte d’état-major, sur laquelle il déplace ses troupes et modifie ses plans selon les circonstances.

In sintesi: stampa e distendilo, anche per terra, anche se si tratta di centinaia di pagine. Stampa e potrai dominare il testo, confrontarlo, annotarlo, correggerlo, depennarlo.

Stai sorvolando il tuo campo di battaglia, come un generale che scruta una carta dello stato maggiore, sulla quale sposta le truppe e modifica i piani a seconda delle circostanze.

Un consiglio da tenere presente, e da riadattare, eventualmente: io l’ho fatto, e questa è la mia versione.

Una parete ricoperta di fogli

Una parete quasi interamente ricoperta di fogli. Ciascuno è un disegno di un mio catalogo, ciascuno rappresenta una scheda. Futura, in corso o da perfezionare, mentre quando la scheda è conclusa, il foglio non c’è più.

Non è certo uno strumento necessario: tutto quanto questo insieme era già chiaramente rappresentato nella mia testa, ma renderlo tangibile comporta alcuni vantaggi.

  • Innanzi tutto permette di visualizzare e quantificare (in una maniera tuttavia un po’ grossolana) il lavoro che resta prima di potere festeggiare la conclusione.
  • In secondo luogo facilita il compito, in quanto permette di annotare delle riflessioni per ciascuna opera direttamente sul foglio che la riguarda, facendo un po’ di moto, spezzando quindi in maniera salutare la continua concentrazione del lavoro intellettuale.
  • Dominare e controllare un’argomento diventa meno faticoso. Sono tuttavia convinto che lo strumento sia effettivamente efficace solo in un secondo momento, ossia dopo che la materia è dominata intellettualmente. Legami tra le parti, identità degli elementi e coerenza dell’insieme non sono espliciti ma subordinati alla fase di riflessione che precede questo passo.
  • Controllare di avere fatto tutto è più semplice.

Per quanto possiamo essere umanisti numeriali, estrarre i dati dal computer e visualizzarli al meglio è di grande utilità, e mi rallegra vedere che un metodo analogo è usato anche da Karl Dubost.

In questo senso mi torna alla mente il consiglio di Alain Mérot, radicale: ogni spoglio di materiale bibliografico deve essere in duplice copia, cartacea e numeriale. Una soluzione che io però non ho adottato, considerandola non equilibrata sul piano dell’analisi costi-benefici: sono solo o in compagnia?