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Non è solo perché si trova in centro, di fronte all’istituto in cui hanno quasi tutti lezione, che gli studenti ed i professori di storia dell’arte prediligono la Bibliothèque de l’INHA, è anche perché si tratta oggettivamente di una tra le collezioni più importanti per la disciplina (molto meno fornita per l’archeologia) della città. Un domani, grazie alla fusione con altre collezioni, sarà anche più completa, ma oggi è una biblioteca che impone assurde limitazioni talvolta poco facili da tollerare: i posti a disposizione sono pochi; non è possibile avere internet sul proprio computer; solo una parte molto ristretta della collezione è in libero accesso; si possono chiedere solo dodici volumi al giorno, sei per ogni mezza giornata, ma non più di tre per volta; da mezzogiorno all’una (se non erro) non si possono fare fotocopie.

Eppure i servizi offerti da una biblioteca possono non limitarsi a quelli che ospitano le sue mura (è alla radice dell’idea della biblioteca pervasiva di cui parla Enrico Francese qui e poi di nuovo qui). L’Institut National d’Histoire de lArt si è per esempio lanciato in una campagna di numerializzazione dei suoi fondi che avanza con costanza e che inizia a fornire risultati interessanti (e necessari, dato che consultare i suoi fondi patrimoniali è, talvolta, estremamente complicato). Non avete trovato posto alla biblioteca dell’INHA, è già chiusa, è troppo lontana? Approfittate della <a href=”http://bibliotheque-numerique.inha.fr” title=”La biblioteca numeriale dell’INHA, in francese”>biblioteca numeriale</a> e seguite i suoi progressi mensili.